Preceduto da un interessantissimo summit su Fashion & Technology indetto da Luisaviaroma per esplorare le nuove frontiere del fare, dire, pensare arte, moda e social media oggi
è cominciato Pitti Uomo. Edizione89. Un tornado di energia e idee che porta Firenze ad provare l’ebbrezza di sentirsi l’ombelico del mondo occidentale contemporaneo per qualche giorno.
Mai come adesso arte, moda, rivoluzione dei social media e big business hanno incrociato le loro strade. Le collaborazioni tra artisti e fashion houses sono ormai frequenti e se i puristi hanno problemi ad accettare questo connubio, molti artisti non si fanno nessun problema a lavorare con ditte del settore. Quindi è perfetto trovare i prodotti Seletti creati dai geniali Maurizio Cattelan e PierPaolo Ferrari con il loro Toilet Paper in vendita in luoghi strategici della Fortezza da Basso: come a dare il la alle giornate fiorentine.
Il tema è poi sottolineato e declinato in tante maniere diverse a giro tra i vari padiglioni e stands: si potrebbe fare sociologia interessante studiando a chi si sono ispirati i vari designers e visual merchandiser. Damian Hirst va sempre alla grande
e così Chiharu Shiota, autrice di uno dei lavori migliori alla Biennale di Venezia di quest’anno.
Il titolo di PittiUomo89 è Generation(s): cioè generazioni, al plurale, per captare lo zeitgest: oggi tutto si mescola e lo stile è transgenerazionale, cioè i ragazzi si vestono vintage e formale
e i loro padri girano in sneakers, magliette, bermuda e cappellini. Oppure anche no.
Ma più forte di tutti adesso spira, da Londra, Parigi e Amsterdam, il vento agender o genderless o no-gender. E quindi PittiUomo89 è colmo di stands che propongono abiti, maglie, scarpe, cappelli, scialli, borse e gioielli deliziosi che ci compreremo tutti allegramente, uomini e donne indistintamente.
E’ la moda, bellezza: e PittiUomo89 ci offre l’occasione per scoprire le forme dell’arte, del vestire e dei condizionamenti sociali del futuro prossimo venturo.
Margherita Abbozzo. Tutte le fotografie sono mie