Il Cardinal Leopoldo de’Medici doveva essere l’uomo più brutto di Firenze. Ma amò smodatamente la grande bellezza.


Fortuna per noi posteri, perchè accumulò collezioni magnifiche, e vastissime, delle quali sono colmi i musei cittadini.
Leopoldo nacque esattamente 400 anni fa, il 6 novembre 1617,

e proprio in questo giorno inaugura a Palazzo Pitti una mostra a dir poco strepitosa, che celebra la sua mente enciclopedica e la vera passione con la quale collezionò tesori per tutta la vita.

Naturalmente come da tradizione familiare anche lui collezionò entusiasticamente statuaria antica e contemporanea, nonchè quadri, disegni e incisioni, un assaggio dei quali è così bello da far venire altro che la Sindrome di Stendhal!

I quadri che comprava e che si metteva in casa, poi, erano di Tiziano, Pontormo, Bronzino, Correggio, Lotto, Botticelli… In più ebbe un grande intuito e una visione per il futuro molto innovativa: per esempio, fu il primo ad avere l’idea di mettere insieme una collezione di autoritratti di artisti, che poi è stata il nucleo di quella che ancora oggi è un vanto delle Gallerie degli Uffizi.

Collezionò spasmodicamente anche medaglie, cammei e monete – arrivando ad averne più di settemila!, delle quali erano colmi i magnifici stipi, vanto degli ebanisti fiorentini (alcuni di questi mobili-forzieri si vedono in mostra).

Non solo: collezionò avidamente anche oggetti in avorio a soggetto sacro e profano, tutti lavori uno più bello dell’altro, che provenivano soprattutto dal nord Europa e ancor oggi lasciano a bocca aperta per la manifattura incredibile. Non si fece mancare collezioni di libri, meglio se antichi, rarissimi, importantissimi.
Come se questo non bastasse, Leopoldo de’ Medici accumulò oggetti “curiosi” che gli arrivavano da tutti gli angoli del mondo, grazie a una fittissima rete di collaboratori da lui costruita: sicchè ecco nautili trasformati in tazze cesellate, pugnali kris malesi, frecce giapponesi, statuette preistoriche, e, star dello show, una maschera in pietra travertinite precolombiana, che arriva da Teotihuacan, in Messico, ed è databile al IV-VI secolo dopo Cristo.

La cosa straordinaria è che questa misteriosa mascherina (non si sa infatti che cosa sia esattamente, che cosa rappresenti, nè che funzione avesse) è probabilmente il primissimo oggetto che da Teotihuacan giungeva in Europa. E siccome gli scavi archeologici in quella zona furono avviati solo nel 1676 – cioè un anno dopo la morte di Leopoldo – è possibile che questo oggetto facesse parte di un tesoro precedente, addirittura azteco, e che sia arrivato al Cardinale per vie misteriose… ma ovviamente efficaci.

Tesoro tra i tesori è la sua collezione di strumenti scientifici, alcuni appartenuti al maestro dei suoi maestri, cioè a Galileo Galilei (che lui, da cardinale, cercò anche di far riabilitare dalla Chiesa, senza però riuscirci). Oggetti di importanza capitale perchè nel Seicento gli strumenti scientifici contribuiscono, come scrive Mara Miniati nel suo ottimo saggio in catalogo, “alla nascita di un uomo “nuovo”, “capace di porsi domande per affrontare il “mondo nuovo” che si prospetta e di concretizzarle in una serie di strumenti inediti”.

In Toscana nascono nel Seicento quattro strumenti fondamentali: il termometro, il barometro, il cannochiale astronomico e il microscopio. Come osserva ancora Mara Miniati, questi “apparecchi diventavano un tramite tra l’uomo e l’universo infinito e infinitamente sconosciuto: ogni fenomeno mostrava una natura nuova, sempre da reinventare e sempre diversa.” Tra altri tesori, in mostra possiamo ammirare un bellissimo astrolabio del 13simo secolo, e l’unico esemplare di Giovilabio, che fu costruito da Galileo. E anche la sua famosa lente del telescopio, conservata come una reliquia nonostante si fosse rotta (a Galileo stesso), e poi alcune ampolle, esemplari di quei vetri scientifici che venivano prodotti proprio nel giardino di Boboli da maestranze specializzatissime.

Non basta? Oltre a collezionista sfegatato e realmente extraordinaire, Leopoldo fu anche membro dell’Accademia della Crusca e tra i fondatori dell’Accademia del Cimento, un uomo di studi insomma, che verso la fine della vita divenne cardinale per equilibri politici in seno alla famiglia.

Leopoldo de’ Medici fu un personaggio straordinario e questa mostra davvero meravigliosa, davvero imperdibile, anche perchè stupendamente ospitata nelle meravigliose sale di Palazzo Pitti, è un’ occasione per ammirare tanti veri tesori e riempirsi gli occhi di tanta grande bellezza.


Margherita Abbozzo.
Tutte le foto sono mie, a parte quella del dipinto che ritrae il cardinale bambino a cavallo, di Giusto Suttermans, 1624-1625 circa, olio su tela proveniente da Benešov (Boemia centrale), Castello di Konopiště, e il Ritratto di Leopoldo de’ Medici in abito cardinalizio, di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, del 1668-1670 circa, olio su tela conservato alle Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Firenze.